venerdì 27 luglio 2012

La presenza dell’arte: Berlino


Le pratiche artistiche che si inscrivono nei contesti urbani, che riflettono sulla relazione tra l’opera d’arte e l’ambiente, possono dire qualcosa sul presente della città, del quale la presenza dell’arte rivela i punti di tensione. L’arte si colloca dentro la città come ipotesi progettuale. La sua interpretazione dello spazio produce uno scarto rispetto all’esistente urbanistico, e suggerisce modelli di trasformazione.

A Berlino si è installato tra le polemiche il Guggenheim Lab, laboratorio itinerante allestito dalla galleria in collaborazione con l’azienda produttrice di automobili BMW. Il progetto si propone di indagare le declinazioni del “benessere”: Confronting Comfort è il tema che orienta la piattaforma, verso la quale convergeranno idee sulle trasformazioni delle infrastrutture, sugli innesti tecnologici nel quotidiano, sulla sostenibilità della vita urbana contemporanea. 
Le resistenze opposte dalla cittadinanza e da alcune forze politiche alla realizzazione del progetto, che rischierebbe di accelerare il processo (probabilmene già compiuto) di gentrificazione del quartiere di Kreuzberg, possono essere respinte per intempestività, ma pongono il problema dei rapporti di forza tra arte contemporanea, impresa e pianificazione urbana.
Esiste un conflitto semiotico intorno all’articolazione della città e dei suoi paesaggi visivi: arte e impresa lo combattono spesso da alleati. E mentre i colossi dell’industria e dell’art business cercano insieme soluzioni per razionalizzare lo spazio urbano, un artista come Robert Montgomery viene incaricato di disseminare nell’area dell’ex aeroporto di Tempelhof le sue poesie-installazioni. La parola si dilata fino a diventare elemento figurativo e architettonico, con l’intenzione di produrre discontinuità, scavare riserve di senso dentro la semiosi compatta e univoca della città. 



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